Il colosso cinese Xiaomi Corp ha quotato la sua offerta pubblica iniziale ad Hong Kong (IPO) al minimo di quanto ci si aspettava, raccogliendo 4,72 miliardi di dollari, in quella che si considerava a priori la più grande IPO tecnologica da 4 anni a questa parte. Aver raccolto poco più della metà di quanto previsto inizialmente stima l’azienda a circa 54 miliardi di dollari, ben lontani dai 90 – 100 sperati inizialmente.
Il prezzo arriva in un momento delicato per il mercato azionario di Hong Kong, con l’indice di riferimento Hang Seng in calo del 6,5 percento questo mese e del 4,8 percento quest’anno in quanto gli investitori si preoccupano dell’intensificarsi delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. In quanto tale, la vendita di azioni di Xiaomi è ampiamente vista come un test per le successive IPO previste durante l’anno.
“I prezzi di Xiaomi non saranno una buona notizia per il sentimento del mercato“, ha dichiarato Hong Hao, chief strategist presso BOCOM International. “Ma altri candidati all’IPO continueranno ad affluire sul mercato per quotarsi prima che le condizioni del mercato diventino più difficili“.
Xiaomi sta vendendo circa 2,18 miliardi di azioni al prezzo di HK $17 ciascuna (2,17 dollari americani), ovvero il fondo di una fascia di prezzi previsti che vanno da HK $17 a HK $22. Il prezzo di HK $17 rappresenta un multiplo di 39,6 volte i guadagni del 2018 e 22,7 volte i guadagni del 2019 di Xiaomi previsti dal suo consorzio di sottoscrizione. Al momento, la rivale Apple Inc è scambiata a 17 volte i profitti finali e 14 volte i guadagni a termine, come mostrato dai dati di Thomson Reuters.
Insomma, nonostante i piani ottimistici per il futuro e l’acclamazione di milioni e milioni di fans, Xiaomi sta vivendo una situazione difficile, soprattutto a livello azionario e dirigenziale. L’obiettivo dei 100 miliardi di valutazione complessiva sembra ormai essere sfumato ma l’intero processo di quotazione deve ancora terminare.