Grazie a una strategia di mercato vincente, Xiaomi è riuscita sin da subito a conquistare il mercato dei wearable con relativa facilità grazie ai suoi prodotti che, seppur molto economici, offrono delle funzionalità e un ecosistema software molto avanzato. Ecco perché le Xiaomi Mi Band hanno venduto più delle fitness band Fitbit.
Con la Mi Band 1S e soprattutto con la Mi Band 2, Xiaomi ha fatto in modo di implementare tutte le caratteristiche maggiormente richieste dagli utenti mantenendo molto basso il prezzo: dal cardiofrequenzimetro al display, passando per una combinazione di CPU e batteria in grado di garantire oltre 20 giorni di autonomia e arrivando fino alla resistenza all’acqua secondo la certificazione IP68.
A ciò, come detto in precedenza, dobbiamo aggiungere l’ecosistema software, ovvero l’applicazione Mi Fit. Essa è stata aggiornata col tempo aggiungendo sempre novità e rinfrescando il design della UI. Oltre ad offrire una chiara vista dei passi, della distanza, delle calorie consumati e dei minuti che siamo stati attivi, consente anche di utilizzato il “GPS assistito” dello smartphone per monitorare, in tempo reale, una sessione di allenamento in maniera estremamente precisa.
Certo, i difetti sicuramente non mancano ed è ovvio in un prodotto dal costo inferiore ai 40 euro: non è possibile ad esempio avere la misurazione cardiaca 24 ore su 24 (se non utilizzando applicazioni di terze parti) oppure non è presente una sezione dedicata alla community su Mi Fit che permetta di confrontarsi con gli amici.
Con la Xiaomi Mi Band 3 sono stati affinati alcuni dettagli e migliorata l’esperienza d’uso grazie alle varie schermate della UI, senza tra l’altro penalizzare più di tanto l’autonomia generale.
Secondo voi quali sono le aree in cui Xiaomi potrebbe migliorare ulteriormente il suo approccio con i wearable? L’applicazione Mi Fit in che modo potrebbe essere migliorata e portarla alla pari con quella di Fitbit, vero cavallo di battaglia del colosso americano?