Il tribunale indiano ha già multato Xiaomi un paio di mesi fa e, dopo aver rinnovato la propria dirigenza nel Paese, le voci dicono che Xiaomi prevede di delocalizzare la produzione in Pakistan!
Lo scorso giovedì, un tribunale indiano ha rifiutato di revocare il congelamento dei beni per un valore di 676 milioni di dollari di Xiaomi Corp. Ad aprile, l’Enforcement Directorate, l’agenzia federale indiana per la criminalità finanziaria, ha congelato 55,51 miliardi di rupie in beni all’azienda, sostenendo che ha evaso le tasse.
L’avvocato di Xiaomi Udaya Holla ha chiesto l’intervento del giudice per revocare il congelamento, ma il tribunale ha ordinato alla società di presentare prima garanzie bancarie per i 676 milioni di dollari di beni congelati. Tali garanzie bancarie, secondo Holla, richiederebbero il deposito dell’intero importo, rendendo difficile per l’azienda operare, pagare gli stipendi e fare acquisti di inventario prima del festival indù di Diwali, quando le vendite dei consumatori in India aumentano.
Il caso è stato rinviato al 14 ottobre dopo che il giudice ha respinto qualsiasi rito abbreviato. Xiaomi ha precedentemente affermato che tutte le sue royalties erano legali e che “continueranno a utilizzare tutti i mezzi per proteggere la reputazione e gli interessi“.
Xiaomi prevede di avviare la produzione in Pakistan
Il governo indiano ha precedentemente vietato una serie di attività commerciali cinesi, come piattaforme e app digitali cinesi (il caso più clamoroso è quello di TikTok). L’India rappresenta ancora uno dei principali mercati nel mondo ma, cercando di avere meno dipendenze possibili da un suolo luogo, da qualche tempo ha iniziato a produrre i suoi prodotti in diverse località del mondo. L’anno scorso, l’azienda ha lanciato la sua prima produzione in Turchia. E ora la prospettiva che Xiaomi inizierà a produrre in Pakistan, da sfruttare sia come messaggio al governo indiano sia come diversificazione produttiva.