A settembre dello scorso anno è scoppiato un piccolo scandalo quando il ministero della Difesa lituano ha esortato gli utenti a smettere di acquistare smartphone cinesi. Il motivo è la sorveglianza e la raccolta di informazioni riservate, nonché la censura. Ad esempio, ha citato gli smartphone Xiaomi, all’interno dei quali è stato individuato uno spyware e un censore integrato che filtrava richieste discutibili alle autorità cinesi, ed è stata rilevata attività anche quando i dati sono andati ai server dell’azienda a Singapore. Quindi Xiaomi ha rilasciato una dichiarazione in cui smentiva le accuse di sorveglianza e ha affermato che la censura integrata non funziona sui modelli distribuiti al di fuori della Cina.
Abbiamo quasi dimenticato la storia, ma la National Communications Commission (NCC) di Taiwan ci ha costretto a ricordarla. Questa settimana, ha rilasciato una dichiarazione in cui affermava di aver scoperto spyware con strumenti di censura integrati nello Xiaomi Mi 10T 5G.
Secondo gli esperti taiwanesi, il programma MiAdBlacklisConfigur è disponibile sui server globalapi.ad.xiaomi.com per gli smartphone Xiaomi utilizzando sette applicazioni standard. Il suo compito è censurare le richieste e bloccare i collegamenti a siti che non piacciono a Pechino. Ad esempio, il blocco avviene su richieste con le parole “Indipendenza di Taiwan”, “Tibet libero”, “Eventi di piazza Tienanmen” e altre richieste.
“Il nostro test ha mostrato che un programma [MiAdBlacklisConfigur] può essere scaricato dai server di globalapi.ad.xiaomi.com attraverso sette applicazioni integrate sullo smartphone Mi 10T 5G, che prende di mira un lungo elenco di termini politicamente sensibili e può bloccare il smartphone dal collegamento a siti Web correlati. Queste app possono anche trasmettere la cronologia Web degli utenti ai server di Pechino”, ha affermato l’NCC in una nota. “A giudicare dai risultati del test, continueremo le nostre indagini per determinare se Xiaomi Taiwan abbia compromesso gli interessi degli utenti taiwanesi invadendo la loro privacy. Informeremo le agenzie competenti se la società viola i regolamenti applicati da altre autorità amministrative“, ha continuato la commissione.
Da parte sua, Xiaomi ha dichiarato che “non ha mai e mai lo farà” limitare, bloccare o raccogliere dati quando gli utenti effettuano ricerche, chiamate, navigano in Internet o utilizzano piattaforme di comunicazione e software di terze parti. Secondo l’azienda, il programma MiAdBlacklistConfig gestisce gli annunci a pagamento per le app Xiaomi. Protegge anche gli utenti da contenuti inappropriati, come incitamento all’odio o rappresentazioni di violenza, sesso e informazioni che potrebbero essere offensive per gli utenti locali. Tale software è ampiamente utilizzato dai produttori di smartphone e dalle piattaforme di social media, citando le politiche pubblicitarie di Facebook e Google.