Benché chi vi scrive sia utente Xiaomi da poco più di un anno, questo periodo di tempo è stato sufficiente per poter osservare (quasi) da vicino lo sviluppo di MIUI sin dalla precedente versione (MIUI V8). Questo contatto ravvicinato, nonostante le non poche situazioni susseguitesi nella casa madre Cinese, ha aiutato a fugare alcuni dei dubbi che fino ad oggi mi lasciavano perplesso.
Ed in particolare:
- La dismissione della modalità di recupero mediante l’utilizzo dei 3 pulsanti laterali (power più i 2 pulsanti del volume).
- L’esclusione di alcuni smartphone semi-recenti (come il Mi Note Pro) dalla lista degli aggiornabili, maggiori dettagli in questo articolo.
- Le possibili conseguenze dell’espansione di Xiaomi in occidente.
Non è tutto oro quel che luccica…?
- La modalità di recupero é stata da sempre una parte fondamentale in qualsiasi dispositivo, sia per problemi legati al modding quanto a quelli legati a bootloop fra un aggiornamento settimanale e l’altro. Tuttavia alcuni shop nel corso del tempo hanno adottato pratiche di sostituzione del firmware, che andavano ad inficiare o annullare quei canoni in cui Xiaomi si é sempre contraddistinta (gli aggiornamenti). Tali escamotage consistevano nell’installazione di una custom rom creata dagli stessi, per ovviare al problema delle mancate traduzione multi-lingua. Motivo senz’altro comprensibile, ma tuttavia inutile dal momento in cui Xiaomi si é aperta al mercato occidentale con il rilascio di release globali. Questo ovviamente fermo restando che la scelta di Xiaomi rimane comunque discutibile per via dello sblocco preventivo del bootloader, che gli shop hanno deciso di mettere in pratica per ovviare alla limitazione precedentemente esposta, e non senza conseguenze a lungo termine. Difatti tale azione impedisce il verificarsi di quella fase di transizione, in cui il proprio account viene abbinato al dispositivo prima di ottenere tale possibilità, utile come nel caso l’installazione di una release dei colleghi di Xiaomi.eu porti al blocco automatico del bootloader.
- L’esclusione di modelli semi-recenti è l’ennesima riprova che offrire molti (troppi) dispositivi è doppiamente controproducente, sia per una minore qualità del software (la global ad esempio sta attraversando un periodo di rinvii e bug a sorpresa), e sia per un aumento di difficoltà nel rendere disponibili gli ultimi aggiornamenti per l’intera gamma senza ricorrere alle ondate (come nel caso delle settimanali).
- Una sempre più spinta espansione al mercato occidentale rischierebbe di incrementare il costo per l’utente finale, che vedrebbe così sparire una delle qualità principali del brand Xiaomi.
Basta prestare attenzione…
- In fase di acquisto é possibile annotare all’ordine dello shop una o più richieste. In genere utili per spedizioni particolari o con l’aggiunta di accessori opzionali, ma che possono fungere anche da mezzo per evitare questi sblocchi indesiderati.
Se ciò non fosse possibile o non sortisse l’effetto voluto, basterà usufruire della funzionalità “clean all and lock” presente su Mi Flash, che ci permetterà di eseguire il flash della rom globale e di bloccare il bootloader alla fine del processo. Il tutto dalla modalità Fastboot…per fortuna.
- L’esclusione è stata un campanello d’allarme, ma dopotutto i modelli di punta non hanno subito variazioni nel programma di aggiornamento. In più i dispositivi esclusi come il Mi Note Pro erano sicuramente poco diffusi rispetto agli ancora aggiornati Mi 4 o Mi 5. Sicuramente questo rimarrà un punto da valutare più attentamente nei prossimi mesi/anni, in maniera tale da avere un quadro più chiaro di come Xiaomi sia intenzionata a mandare avanti l’attuale gamma.
- L’espansione in occidente potrebbe rappresentare un sassolino nella scarpa per gli habitué degli sconti, ma fin dall’entrata nel mercato Spagnolo non si sono verificati preoccupanti incrementi di prezzo. Basti pensare che un Redmi Note 4 può essere ancora acquistato a circa 165 euro, mentre non si superano i 500 per un più potente Mi Mix 2. Il tutto ovviamente con garanzia Europa di 2 anni…Mica male…
Quindi, per rispondere alla domanda fulcro di questo articolo: Ad oggi, nonostante vi siano evidenti mutamenti nella politica di Xiaomi, risulta ancora convieniente rivolgersi a quest’ultima in ambito smartphone?
La risposta è: Per il momento sicuramente si.
Gli aggiornamenti e la qualità costruttiva, uniti ad una seppur apparente, ma tangibile certezza sulla stabilità dei costi nonostante lo sbarco in Europa, la rendono ancora una chimera per molti brand rinomati.
E se così non fosse, solo il tempo ci dirà.
Scusate, non ho capito il primo punto.
Se ho un mi6 con Global e bootloader sbloccato dal venditore (così mi è arrivato)… incorro in rischi di blocchi in futuro? 😮
Potresti incorrere certo…É preferibile seguire la procedura sopradescritta, per avere sempre a portata di mano un account valido per lo sblocco del tuo terminale.
sono utente Xiaomi fin dal lontano mi1s. mai pentito e ad oggi non ho nemmeno mai pensato di cambiare brand. Il prezzo competitivo a fronte di hardware e software di assoluta qualità è solo uno degli aspetti della fidelizzazione del cliente.
Xiaomi, oltre agli smartphone, si contorna di una infinita gamma di prodotti smart per la casa a costi ridicoli rispetto alla domotica occidentale… ed è anche questa visione dell’azienda che porta tanti utenti a preferire Xiaomi ad altro. Se poi ci si aggiunge che telefoni come il Mi2s vengono ancora (forse per poco) aggiornati settimanalmente e che ogni aggiornamento, a differenza dei competitor, migliora di volta in volta le prestazioni del dispositivo è facile capire come si possa comunque sopportare la mancata volontà di espansione nel mercato europeo.
La serie Mi2 (che include la versione S) é stata definitivamente abbandonata dal 16 Novembre (con l’ultima dev in pratica).
Ma riceverà comunque le versioni stabili ancora per un po’.
Va detto che le patch di sicurezza sono ferme ancora al primo Gennaio 2017, quindi per questa serie va bene così (i suoi 5 anni li ha fatti più che degnamente).
Scusa approfitto della tua esperienza nel mondo Xiaomi, ho un MI4 lte da circa 2 anni, incorro praticamente da quando l’ho comprato in “brick”, se così si dice, e continuo ad avere problemi continui con google play service che si blocca in modo anomalo. Volevo sapere se il problema è solo il mio, oppure, visto che Xiaomi ne hai visti più di me, è un problema con cui bisogna convivere acquistando un qualsiasi Xiaomi? Grazie
Credo sia un problema della rom, il mio Mi Max 2 non ha problemi sotto questo punto di vista.
Buongiorno a tutti. Sul primo punto ho delle perplessità perché felice possessore di un mi 3 sono poi passato al mi Max 2. Arrivato sbloccato, una volta cambiato telefono il mio account MI ha riconosciuto subito il nuovo device.
Si parla sempre di sblocco del bootloader senza previo abbinamento dell’account al dispositivo.
Difatti se si omette tale passaggio Mi Unlock ti avverte proprio della mancanza di tale abbinamento, che impiega 72 ore ore prima del completamento.
Ovviamente. Avevo ricevuto il mi Max 2 già sbloccato prima di collegarlo al mio account.
Come me. Purtroppo durante un’operazione il bootloader si é ribloccato, brickandomi il telefono e impedendomi di reimpostarlo previo uso di test point. Ecco Perché bisogna sempre avere un account funzionante (abbinato al dispositivo dall’apposito menù nelle opzioni sviluppatore, con bootloader bloccato).
Grazie. Speriamo non accada di brikkare!