La Germania non trova evidenze di sorveglianza da parte degli smartphone Xiaomi

Da Lorenzo Spada

A settembre, il Centro nazionale per la sicurezza informatica lituana ha esortato i cittadini a non utilizzare i prodotti Xiaomi. Il motivo, disse all’epoca l’NCSC lituano, era che gli smartphone Xiaomi hanno “capacità di censura”. Il viceministro della Difesa Margiris Abukevicius ha affermato che i consumatori dovrebbero astenersi dall’acquistare smartphone cinesi e buttare via quelli che già hanno. Indagando bene però, si è visto che l’NCSC lituano aveva trovato il servizio di filtraggio degli annunci pubblicitari di Xiaomi, non un elenco di censura. Anche Xiaomi, quando ha rilasciato una dichiarazione, ha smentito le accuse di sorveglianza e ha affermato che la censura integrata non funziona sui modelli distribuiti al di fuori della Cina.

A distanza di qualche mese, la National Communications Commission (NCC) di Taiwan è tornata sull’argomento rilasciando una dichiarazione in cui afferma di aver scoperto spyware con strumenti di sorveglianza e censura integrati nello Xiaomi Mi 10T 5G. Secondo gli esperti taiwanesi, il programma MiAdBlacklisConfigur è disponibile sui server globalapi.ad.xiaomi.com per gli smartphone Xiaomi utilizzando sette applicazioni standard. Il suo compito è censurare le richieste e bloccare i collegamenti a siti che non piacciono a Pechino. Ad esempio, il blocco avviene su richieste con le parole “Indipendenza di Taiwan”, “Tibet libero”, “Eventi di piazza Tienanmen” e altre richieste.

Ora il BSI (Bundesamt für Sicherheit in der Informationstechnik), il watchdog federale tedesco per la sicurezza informatica, ha affermato di non aver trovato prove di censura sugli smartphone di Xiaomi. La lista nera segreta di frasi di Xiaomi sembra spaventosa, ma potrebbe non essere quello che sembra “Di conseguenza, la BSI non è stata in grado di identificare eventuali anomalie che avrebbero richiesto ulteriori indagini o altre misure“, ha detto a Reuters un portavoce di BSI.

La BSI ha avviato le sue indagini diversi mesi fa dopo le accuse dell’NCSC lituano. Il governo lituano aveva accusato Xiaomi non solo di essere in grado di censurare gli utenti degli smartphone Xiaomi, ma di censurare attivamente gli utenti. Nel suo rapporto, ha affermato che “quando viene determinato che tale contenuto contiene delle parole chiave dall’elenco, il dispositivo lo blocca. Si ritiene che questa funzionalità possa rappresentare potenziali minacce alla disponibilità gratuita delle informazioni“.

Al momento non è noto se l’NCSC intenda fare una dichiarazione in merito ai risultati della BSI.

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