La trinità del modding Android: bootloader, custom recovery e custom ROM

Da Lorenzo Spada

Chi si avvicina al modding Android molto probabilmente lo fa perché non vuole che il proprio smartphone venga abbandonato dal punto di vista degli aggiornamenti e, non potendosi affidare al produttore (la cui finestra di aggiornamenti dura tipicamente 2 anni), si affida alla community di sviluppatori indipendenti. E chi vuole addentrarsi nel modding Android deve sapere che vi sono 3 punti fondamentali da seguire: lo sblocco del bootloader, il flash di una custom recovery e il flash di una custom ROM.

Questi tre passaggi, lo sblocco del bootloader, il flash di una custom recovery e il flash di una custom ROM, devono necessariamente essere seguiti in questo ordine. Nonostante la semplicità di eseguirli sia aumentata nel corso degli anni, molti utenti non sanno ancora come raccapezzarsi per passare dall’avere uno smartphone tradizionale a uno smartphone moddato.

È per questo motivo che abbiamo realizzato una guida approfondita per ognuno di questi passaggi. E nonostante per lo sblocco del bootloader abbiamo preso in considerazione gli smartphone Xiaomi, Redmi e POCO, per il flash di una custom recovery e il flash di una custom ROM le guide riflettono tutti gli smartphone Android.

Guide al modding Android

Per quanto riguarda lo sblocco del bootloadser, Xiaomi lo ha reso alquanto semplice non volendo limitare la personalizzazione estrema ai propri clienti. Tra l’altro, il colosso cinese non considera invalidata la garanzia legale con lo sblocco del bootloader (cosa che molti produttori fanno).

Sul fronte della recovery, si tratta della modalità di ripristino di Android utilizzata per l’installazione degli aggiornamenti. Consiste in un kernel Linux con ramdisk su una partizione separata dal sistema Android principale. Quella di base non permette alcuna personalizzazione ma ne esistono di diverse fatte apposta per il modding Android.

Infine, una custom ROM non è altro che la combinazione dei sorgenti kernel pubblicati dai vari produttori di smartphone (essendo Android fornito sotto licenza GPL v2.0) con il codice AOSP open source per creare delle versioni modificate di Android

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