Redmi Note 7 Pro in fiamme: Xiaomi investiga l’accaduto

Da Lorenzo Spada

Nonostante tutte le misure di sicurezza che un’azienda può integrare all’interno della sua linea produttiva, non ci potrà mai essere la certezza assoluta che una batteria fallata entri nel processo produttivo. Samsung lo sa bene questo in seguito al massiccio scandalo del Galaxy Note 7 e sembra proprio che, da alcuni giorni, lo sappia anche Xiaomi. Secondo Song Yujie, cittadino di Zhoukou, nella provincia di Henan in Cina, il suo Redmi Note 7 Pro che aveva acquistato per suo padre e usato per più di 3 mesi è andato in fiamme “spontaneamente” durante l’uso.

Egli ha inviato un report all’assistenza clienti di Xiaomi il 27 novembre e, secondo lui, il telefono è stato acquistato il 24 luglio dallo Xiaomi Mall in Cina.

Secondo il rapporto, il telefono era tenuto su una trapunta con il padre che lo utilizzava per riprodurre un video. Dopo qualche minuto da quando si è addormentato però, è stato svegliato di soprassalto dall’odore di qualcosa che bruciava. Disperato, ha visto che il suo Redmi Note 7 Pro era in fiamme.

Fortunatamente, nessuno si è fatto male e l’unico danno lo ha riportato lo smartphone che è stato completamente carbonizzato. Song Yujie ha condiviso un’immagine che mostra come il telefono sia completamente rotto in diverse parti posteriori dopo l’incendio.

Un portavoce del servizio clienti post-vendita di Xiaomi ha dichiarato che l’incidente allo smartphone del signor Song è stato causato da motivi esterni e non ha a che fare con la qualità dello smartphone. Tuttavia, è bene precisare che questo è il secondo caso di incendio di uno smartphone Xiaomi. Il primo è stato un Redmi Note 7S con solo un mese di utilizzo da Chavhan Ishwar, un utente indiano.

Come detto inizialmente, indipendentemente da che tipo di problema ha colpito il Redmi Note 7 Pro andato in fiamme, nessuna azienda può assicurare che il 100% delle batterie inserite nei propri smartphone non sia fallata. Il secondo caso in un mese però solleva una seria preoccupazione, con la qualità degli smartphone Xiaomi messa in discussione.

Potrebbe essere la compagnia tenda a sacrificare la qualità e il numero di controlli sulle componenti per abbassare i costi di produzione? Lei Jun ha indicato che il motivo dei prezzi bassi è da ricercarsi nei pochi intermediari fra l’azienda e il cliente finale.

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