Xiaomi ha imparato l’arte dei flash sale per la vendita dei suoi smartphone appena lanciati. La strategia aiuta l’azienda a creare clamore intorno al prodotto e a vendere dispositivi anche quando ha scorte limitate. In precedenza era comprensibile, ma vedendo la crescita della società, non è accettabile che l’azienda si basi ancora sul modello di vendita flash.
Quando l’azienda era giovane, era comprensibile che potesse avere problemi con la produzione di massa e la società non aveva altra scelta che seguire la via dei flash sale a causa del problema di domanda e offerta. Ma ora l’azienda ha i mezzi per risolvere questo problema, quindi perché fa ancora affidamento sul modello di vendita flash? Il dispositivo di punta della compagnia lanciato di recente – il Mi 9 – è ancora disponibile solo tramite la vendita flash in Cina (fortunatamente in Italia la disponibilità è libera).
Secondo quanto dichiarato da Wang Teng, product director di Xiaomi, il modello di vendita flash è una decisione strategica. Se c’è uno stock molto elevato di un particolare prodotto, non c’è incentivo di acquisto allo stesso modo di come c’è quando la disponibilità non è libera.
Mentre ci sono altri motivi per il modello di vendita flash, compresa la capacità di produzione e la catena di approvvigionamento, la società sembra anche impiegare tattiche come la vendita flash per creare una forte domanda per lo smartphone e mantenere alta l’esclusività del prodotto.
Se Xiaomi decide di rimpolpare costantemente i propri magazzini come fa ogni altra azienda, il mercato “premium” non esiste. I telefoni sono disponibili anche sui rivenditori online di terze parti, abbassandone l’esclusività. Insomma, Xiaomi vuole applicare una strategia simile a quella di Apple e della vendita esclusiva dei propri prodotti (anche se ormai i dispositivi Apple si trovano anche nei rivenditori).