Lo spauracchio del “software lock” sulle auto elettriche di Xiaomi

Da Lorenzo Spada

Qualche giorno fa Lei Jun, co-fondatore e CEO dello Xiaomi Group, ha dichiarato che l’interesse dell’azienda per il mercato delle auto elettriche sarà il principale focus nei prossimi anni. Fonti non ufficiali hanno indicato che l’intenzione è quella di acquisire rapidamente un market share elevato preferendo vendere quasi a prezzo di costo e fare profitto da servizi e abbonamenti.

L’idea di Xiaomi non è nuova. Anche Tesla agisce in questa maniera, fornendo ai propri clienti delle auto elettriche relativamente economiche (anche se con dei prezzi che fluttuano molto) e realizzando grandi profitti dagli abbonamenti e dall’ecosistema Supercharger (oramai aperto a tutte le auto elettriche, anche di altri marchi). Ma il lato oscuro di questo comportamento è il così detto “software lock“.

In pratica, Tesla equipaggia le auto elettriche con molti accessori ma ne blocca l’utilizzo se il clienti non si abbona al servizio. Purtroppo questa pratica non è limitata alla sola Tesla, con Mercedes e BMW in prima linea con dei software lock che fanno infuriare le persone.

Tesla addirittura va oltre ponendo un blocco ai sensori per la guida autonoma e anche alle batterie: tutta la tecnologia è presente a bordo ma è utilizzabile solamente se si paga un abbonamento. Allo stesso modo, solo se paghi di più viene sbloccata la capacità massima delle batterie.

Lo spauracchio per il business plan di Xiaomi è proprio questo: equipaggiare le proprie auto elettriche con tutti i confort e gli optional ma con un software lock da rimuovere solo se il cliente paga di più o si abbona.

Da un punto di vista ecologico questo va contro tutto ciò che si dice sull’essere green: è famosa la frase usata da un membro del consiglio di amministrazione di Volkswagen, quando ha spiegato il perché la sua azienda non utilizza il software lock sulle funzioni delle auto: “sarebbe piuttosto orribile bloccare le batterie tramite software. Mettere tutta la capacità della batteria in un’auto che non la utilizza non è un modo molto saggio di utilizzare materie prime e risorse preziose“.

E con Xiaomi che prevede di diventare “carbon neutral” dal 2040, non crediamo che una cosa del genere possa essere compatibile e, più in generale, rispettosa dell’ambiente (e del cliente).

Staremo a vedere come “se la giocherà” Xiaomi nel 2024, anno in cui è previsto il debutto del suo primo veicolo elettrico.

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