Xiaomi necessita di un modo migliore per gestire il brick dei suoi smartphone

Da Lorenzo Spada

Essendo nata come un’azienda sviluppatrice di ROM Android, Xiaomi sa benissimo l’importanza del modding. Tuttavia, sa altrettanto bene che essere troppo libertini su tale aspetto può significare il proliferare di malware e virus, soprattutto nei modelli pensati per il mercato cinese e rivenduti in Europa (cosa che accadeva molto spesso prima dell’approdo ufficiale nei mercati del Vecchio Continente). Trovare un bilanciamento fra i due aspetti è abbastanza difficile.

Un recente editoriale realizzato da Aamir Siddiqui di XDA ha messo l’accento sul sistema non troppo ottimale che Xiaomi ha creato per sistemare tutti gli smartphone che subiscono l’effetto brick da diverse pratiche di modding mal fatte.

Su XDA è stata analizzata tutta la storia che ha portato Xiaomi a decidere di applicare diverse limitazioni (il blocco di EDL e l’Anti-Rollback Protection) e a costringere gli utenti a recarsi presso dei centri autorizzati per ripristinare i loro smartphone dal brick.

Si tratta di un editoriale molto completo ed estremamente interessante che serve sia come riassunto di come funziona tutta l’esperienza con il modding degli smartphone Xiaomi (e per estensione anche degli smartphone Redmi) sia come critica a una pratica che non permette di avere la massima libertà col proprio smartphone.

A nostro avviso Xiaomi dovrebbe trovare un altro sistema per essere leggermente più libertino senza però aumentare a dismisura la non sicurezza creata dal modding.

Siamo ansiosi di leggere i vostri commenti su questa situazione e su come, secondo voi, Xiaomi potrebbe semplificare le procedure. Inoltre, vi chiediamo se secondo voi se il blocco di EDL sugli smartphone dotati di SoC Qualcomm e l’Anti-Rollback Protection siano soluzioni ancora necessarie nel 2020.

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