Xiaomi smentisce le voci di spostamento delle operazioni dall’India al Pakistan

Da Lorenzo Spada

Xiaomi ha dovuto affrontare attriti nelle sue operazioni in India, dopo aver affrontato accuse di evasione fiscale da parte dell’Enforcement Directorate (ED), del Dipartimento delle imposte sul reddito e del Dipartimento delle dogane. A seguito di tutto ciò, diverse voci, di cui l’ultima appena poche ore fa, avevano suggerito che la società avrebbe spostato le sue operazioni dall’India al Pakistan. Tuttavia, sembra che questa voce sia falsa.

Per chi non lo sapesse, il governo indiano aveva sequestrato i beni del colosso tecnologico cinese per un valore di circa 5.551 crore di INR. Il governo ha citato le rimesse illegali a tre entità con sede all’estero, che presumibilmente includevano anche pagamenti a sussidiarie del gruppo Xiaomi “sotto forma di royalty”. La società ha negato queste accuse all’alta corte indiana. Tuttavia, il giorno dopo questo ordine del tribunale, è emersa una voce sul trasferimento delle attività del marchio dal Pakistan all’India.

Ma ora Xiaomi India ha ufficialmente smentito questa voce, affermando che la notizia è “completamente falsa e infondata“. L’azienda ha inoltre aggiunto che “Xiaomi è entrata in India nel 2014 e in meno di un anno abbiamo intrapreso il nostro viaggio Make in India. Il 99 percento dei nostri smartphone e il 100 percento dei nostri televisori sono prodotti in India. Adotteremo tutte le misure per proteggere la nostra reputazione da affermazioni false e imprecise“.

Questa dichiarazione è stata condivisa sull’account Twitter ufficiale della divisione indiana. Dal sequestro di beni per un valore di oltre 5.551 crore INR, la società ha affermato che questa mossa ha “fermato di fatto” le sue operazioni nel secondo mercato di smartphone più grande del mondo. Inoltre, l’Alta Corte di Karnatake ha anche rifiutato di fornire alcun sollievo sul sequestro dei beni fino alla conclusione delle indagini.

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