Il centro R&D di Xiaomi per lo sviluppo e la produzione di smartphone 5G è finalmente attivo

Da Lorenzo Spada

Era il mese di novembre quando vi comunicammo che Xiaomi stava per finalizzare il suo nuovo impianto di R&D e produzione situato nella zona di sviluppo economico e tecnologico di Pechino prevalentemente voluto da Lei Jun per la “produzione in casa” degli smartphone 5G top di gamma. Ebbene, a un solo giorno dal 2020 il co-fondatore Lin Bin ha annunciato che il complesso è attivo a pieno regime, con lo Xiaomi Mi 9 Pro 5G già in fase di produzione di massa.

La resa prevista dell’impianto, che copre un’area di 187.000 metri quadrati, è di circa 60 unità al minuto (ovvero uno smartphone al secondo), che è oltre il 60% in più rispetto alle attuali fabbriche tradizionali. Al momento Xiaomi non sta utilizzando il complesso alla sua massima capacità, visto che attualmente è in produzione solo il Mi 9 Pro 5G.

Non è un caso che la prima fase dell’impianto Xiaomi vedrà la produzione di 1 milione di smartphone 5G, il che non è poi così tanto, dato che in teoria può produrre oltre 30 milioni in 365 giorni. Tale fase la si può considerare come una sorta di “rodaggio della fabbrica”, prima di esprimerla al meglio con la produzione di massa dello Xiaomi Mi 10.

Oltre ad ospitare gli edifici per la produzione di massa degli smartphone 5G, il nuovo complesso ospita anche un nuovo e scintillante centro di R&D in cui Xiaomi è intenzionata a investire moltissimo. Secondo Lei Jun, la società ha investito 5,8 miliardi di Yuan l’anno scorso, mentre quest’anno si prevede che gli investimenti supereranno i 7 miliardi di Yuan. Per il prossimo anno, il CEO prevede che il numero supererà anche i 10 miliardi di Yuan.

Chiaramente la volontà di Xiaomi è quella di controllare in maniera quanto più precisa possibile la produzione dei propri smartphone, così da venire incontro alla diversa domanda proveniente dal mercato di mese in mese. In altre parole, ottimizzando l’intero processo, Xiaomi vuole realizzare solo le unità effettivamente richieste e non rischiare di produrne troppo poche (causando ritardi nelle consegne) o troppe (causando l’affollamento nei magazzini).

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