Xiaomi accusata di raccolta dati illegale in Cina

Da Lorenzo Spada

Se il prodotto più prezioso del XIX secolo è stato loro e quello del XX secolo il petrolio, nel XXI secolo l’asset più importante per le aziende sono i dati. Lo sa bene Xiaomi che sta costruendo le basi per il sui successo futuro sul settore AIoT e sul settore della pubblicità. A queso proposito però, il Governo cinese ritiene che stia andando troppo oltre con la raccolta dei dati personali degli utenti.

Xiaomi e Tencent infatti sono accusati di raccolta illegale di dati degli utenti cinesi. In particolare, il governo cinese ha classificato le due aziende tra le più grandi società del paese che raccolgono illegalmente i dati personali degli utenti. Più specificamente, il Ministero dell’Industria, dell’Informazione e della Tecnologia (MIIT) hanno compilato un elenco di 41 accuse per la violazione delle leggi nazionali in materia di raccolta e rivendita di dati personali.

Tra le applicazioni accusate di raccolta dati illegale troviamo Xiaomi Finance, Tencent QQ (servizio di messaggistica istantanea) e QQ Reading (piattaforma dedicata agli eBook). Ma anche quelli di altri giganti cinesi come Sina Corp (proprietario del social network Weibo), alcuni aggregatori di notizie popolari in Cina (36Kr e Sohu News), oltre ai servizi di consegna come FlashEX.

I servizi con una vasta base di utenti sono quindi particolarmente controllati dagli agenti MIIT. Il ministero cinese, in particolare, ha lanciato il mese scorso una campagna finalizzata alla scoperta e al blocco delle applicazioni mobili che hanno un comportamento troppo aggressivo nella raccolta dei dati.

Dall’inizio di questa iniziativa, sono oltre 8.000 le comunicazioni degli sviluppatori di app che sono stati riconosciuti con le stesse pratiche discutibili di cui Xiaomi è accusata, che hanno indicato alle autorità di aver preso le misure necessarie per rimettersi in carreggiata. Le 41 domande di cui sopra rimangono problematiche in quanto continuano a raccogliere dati nonostante la campagna lanciata dal MIIT. Questi servizi richiedono all’utente autorizzazioni troppo estese e alle volte inutili. E in alcuni casi, rendono estremamente difficile per gli utenti cancellare il proprio account.

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