Xiaomi Redmi Note 5 cinese è più potente della versione indiana

Da Lorenzo Spada

Xiaomi ha ufficialmente lanciato il nuovo Redmi Note 5 in Cina lo scorso 16 Marzo. Lo Xiaomi Redmi Note 5 è stato il primo smartphone con schermo avente un aspetto di forma 18:9 di Xiaomi caratterizzato anche da una doppia fotocamera. Oltre a ciò, esso è anche il primo smartphone in Cina a utilizzare il SoC Qualcomm Snapdragon 636. Oltre al Redmi Note 5, l’unico modello che utilizza un chip Snapdragon 636 è lo Xiaomi Redmi Note 5 Pro che è stato lanciato in India il mese scorso (essenzialmente lo stesso smartphone).

Ci si aspetterebbe che sia Redmi Note 5 che Redmi Note 5 Pro ottengano lo stesso punteggio di riferimento dal momento che entrambi eseguono lo stesso processore. È interessante notare però che non è questo il caso. Stando infatti al punteggio di riferimento di AnTuTu, la versione cinese ha superato quella dell’India.

Per fare un confronto, lo Xiaomi Redmi Note 5 Pro ha ottenuto 112.649 punti mentre il nuovo Redmi Note 5 ha ottenuto 115.247 punti. Il divario non è troppo ampio per suscitare molta considerazione ma è comunque interessante notarlo.

Il chipset Snapdragon 636 a bordo di entrambi i modelli ha la stessa configurazione. La CPU interna è progettata utilizzando l’architettura Kyro 260 (quattro grandi core Cortex A73 a 1,8 GHz e quattro core Cortex A53 con clock a 1,6 GHz.) ed è costruito su un wafer di silicio prodotto con processo a 14nm. Il processore ha un clock massimo di 1.8 GHz ed è accoppiato con una GPU Adreno 509. Il nuovo processore include anche il supporto per la connettività Bluetooth 5.0.

Considerando che anche il software è per lo più identico, a questo punto l’unica spiegazione possibile è che i 2 GB di memoria RAM in più presenti sulla versione cinese abbiano fatto quella differenza.

Partendo dal presupposto che i risultati benchmark non sempre danno un’indicazione esatta sul comportamento dello smartphone nelle operazioni quotidiane, è bene specificare che i 3 mila punti di differenza non significano che il modello cinese è buono mentre quello indiano no.

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