Xiaomi dovrebbe entrare nel mondo dei servizi di streaming musicale?

Da Lorenzo Spada

La dirigenza di Xiaomi ha più volte ribadito nel corso degli anni che, seppur la facciata di Xiaomi è quella di produttore di smartphone e dispositivi hardware, il vero core dell’azienda sono i servizi. E allora ci siamo chiesti se la sua entrata nel mondo dei servizi di streaming musicale sarebbe una cosa positiva o meno.

A causa di gusti culturali molto differenti (e probabilmente anche di accordi legali), la musica che viene ascoltata in Cina è differente da quella che viene ascoltata nel resto del mondo. Ciò significa che, avendo un piede in entrambi i mercati, Xiaomi dovrebbe differenziare la propria offerta.

Il secondo grande ostacolo all’entrata di Xiaomi nel mondo dello streaming musicale a nostro avviso è la concorrenza già molto ben affermata. È vero che Xiaomi ha una storia affascinante di successo che, in soli 10 anni, l’ha portata a diventare il quarto produttore mondiale. Tuttavia, il mercato ormai è saturo dei servizi di Spotify, Apple Music, Amazon Music, Tencent Music (operante solo in Cina), YouTube Music e altri e, tranne forse Spotfy, si tratta di aziende che hanno la possibilità di investire soldi provenienti da altri settori di successo.

Passando adesso ai vantaggi, oltre alla maggiore visibilità in termini di servizi offerti, vi è un mercato che sta dimostrando di poter crescere a ritmi ancora veloci. Nel 2019 e per l’intero settore dello streaming, gli abbonamenti sono cresciuti del 32% su base annua secondo Counterpoint, raggiungendo i 358 milioni di abbonamenti.

Tutte le aziende prima citate sono andate incontro a delle crescite nel corso del 2019 rispetto al 2018 e la cose è molto probabile che si ripeterà nel 2020, soprattutto considerando che la maggior parte delle persone è a casa.

Un altro vantaggio per Xiaomi sarebbe l’abitudine a guadagnare poco da ogni prodotto venduto o servizio offerto. Di fatto, a meno di lanciare delle etichette discografiche di propria mano, la maggior parte dei proventi provenienti dagli abbonamenti o dalla pubblicità (in caso di servizio offerto gratuitamente) vanno nelle casse delle etichette discografiche.

Voi che ne pensate? Vi piacerebbe vedere Xiaomi nel mondo dello streaming musicale? E potrebbe essere un business fattibile con la concorrenza che si è venuta a creare?

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